martedì 1 gennaio 2013

ten days in rome


il taxi che ci ha riportato a casa la notte della vigilia, con le lucine, i berretti di babbo natale sui poggiatesta, jingle bell rock in sottofondo e il commento del tassista tutto allegro, “a signo’, pure si lavoro ‘n po’ de atmosfera natalizia ce vole”.
la gratitudine e la gioia di poter andare in giro senza cappello, senza guanti e senza sciarpa, sotto un cielo tersissimo.
passeggiare a caccia di edifici medievali per via della luce e piazza in piscinula, via dei salumi e via dei vascellari deserte, con le lucine fioche appena dopo il tramonto che sembrava di stare in un presepio, insieme al bostoniano e all’amica g; e sentirci tutti e tre dei legal alien, noi che in questa città ci siamo nati e cresciuti e adesso abbiamo difficoltà a raccapezzarcisivicivi.
andare ai mercati traianei, un gruppo di deficienti che hanno fatto il classico nella stessa scuola e nella stessa sezione e ne vanno fieri; farsi prendere la mano e cominciare a parlare in latino: civis romanus sum, eamus, igitur, ad illam ecclesiam!, quo vadis? veni mecum! per concludere poi con un sinottico ibam forte via sacra o fons bandusiae aeneadum genetrix hominum divomque voluptas vivemus atque amemus".
ritrovarsi tutti i giorni e tutte le sere (o quasi), noi che ci conosciamo da una vita, e non avere perso la voglia di stare insieme, né il gusto per il cazzeggio sfrenato; e sapere che noi, per noi, ci saremo sempre.

Nessun commento:

Posta un commento