sabato 10 dicembre 2011

2007


strike a pose
19 dic, '07
a lezione si balla ma si fa anche sfoggio di eleganza.
le altre indossano: gonne che sembrano arrivare dritte dritte da qualche caravanserraglio di samarcanda o damasco; cinture etniche che solo a guardarle ispirano alla sottoscritta diabolici piani alla operazione san gennaro per entrarne in possesso; chincaglieria tribale, ciaffi e sonagli di ogni genere.
poi ci sono io, una sciamannata che si presenta con la prima maglietta che le capita sotto mano, i pantaloni della tuta, i calzini di spugna e pretenderebbe pure di diventare un’odalisca.

canoni estetici
18 dic, '07
a volte quando ballo vorrei essere la venere di milo.
non le invidio la gnoccaggine, ma la mancanza di arti superiori, cosa che mi eviterebbe tutte quelle seccature legate alla mia incapacità di coordinare i movimenti delle braccia con quelli del resto del corpo.

modelli di riferimento
17 dic, '07
sono andata a vedere uno spettacolo di tribal fusion con il fior fiore delle danzatrici, a un certo punto si è esibita anche una tedescona legnosa che sembrava le avessero infilato un cactus su per il culo e non è riuscita ad andare a tempo nemmeno per sbaglio e allora ho pensato che bello, ce la posso fare pure io.

niyaz
17 dic, '07
ci sono brani che di mediorientale hanno ben poco, ma la danza mediorientale ci sta bene lo stesso.
un pezzo zarrissimo di david bisbal, torre de babel, ad esempio; loser di beck e teardrop dei massive attack sono invece le mie colonne sonore preferite quando mi viene il sacro fuoco dell’arte e ballo da sola davanti allo specchio.
a lezione, dove bisogna essere un minimo più ortodosse, imperversa niyaz (www.niyazmusic.com).
ghazal e nahan sono ipnotici e lenti, ideali per gli esercizi di riscaldamento, quando sei costretta a scoprire l’esistenza di parti del tuo corpo che nemmeno sospettavi di avere e devi muoverle pezzettino per pezzettino mentre quelle giocano a shangai per conto loro.
niyaz cantano in farsi e in urdu e il bello sta proprio lì, nel non capirci niente ma poter pensare che stiano cantando proprio le cose che vorresti sentirti dire in quel momento.

le sventurate risposero
17 dic, '07

- Ragazze, cosa volete ballare al saggio?
- Tutto, tranne cose coi bastoni o coi cimbali.
- Doppio velo?
- Miiii, ancora velo?
- Ma dài, il velo è una figata!
- Ma non avevamo detto percussioni?
- Qualcosa di vagamente tribal?
- Ragazze, visto che la coreografia la devo pensare io, vi faccio ascoltare questo pezzo, se vi piace lo usiamo come musica.
- Ma è niyaz!
- Quello da tagliarsi le vene da quanto è bello!
- ‘azz, è veloce… ce la faremo a stargli dietro?
- Sì, ma il doppio velo con questa musica?
- Ragazze, niente velo né altro: questo ce lo balliamo e basta.
(Coro): Yeeeeeehhhhhhhh!

senza tregua
17 dic, '07
avevo appena imparato a fare decentemente i cammelli, ora ho un nuovo nemico: il drop, anzi, IL DROP BASTARDO (copyright by raffa).
non si può stare in pace un attimo.

frasi memorabili
17 dic, '07, 10:47 m.
"con tutto il rispetto per i paraplegici, sembro una paraplegica".
Raffa

Difficoltà oggettive
17 dic, '07
come se non avessi già abbastanza problemi coi cammelli normali, scopro l’esistenza dei cammelli di petto.
“tutto chiaro?”, mi chiede grazia.
“chiarissimo! certo, se una ha anche il petto vengono meglio….”.

nun se po campa’ così
17 dic, '07
esco trafelata dall’ufficio alle sei meno cinque e mi scapicollo a lezione.
rischio l’enfisema ad ognuno dei 100 e qualcosa gradini che mi separano dalla piccionaia al quarto piano che ospita le nostre evoluzioni.
arrivo in ritardo, cianotica a tal punto che mi infilerei volentieri in un polmone d’acciaio.
ma siamo in ballo, e allora balliamo – è tanto tempo che non lo facciamo…

manco a farlo apposta
17 dic, '07
siccome sono tanto brava mi hanno spedito in trasferta di lavoro per due giorni nel nord-est, giusto in tempo per saltare anche la seconda lezione di danza.
qui non è più questione di arrivare puntuale a lezione, ma di arrivarci.

chi ben comincia…
17 dic, '07
all’ultimo momento mi hanno cooptato in una riunione che naturalmente si svolgeva in contemporanea con la lezione.
la mia assenza è stata avvertita soprattutto da raffa, che avrebbe spartito volentieri con la sottoscritta tutti i cazziatoni che si è presa perché è in difficoltà con le vibrazioni di spalle.

ready steady go!
17 dic, '07
ci siamo.
ricomincia il corso e ho fatto l’elenco dei buoni propositi; quest’anno devo assolutamente:
- imparare le vibrazioni;
- ballare più svergognata;
- arrivare puntuale a lezione.

ma mi faccia il piacere…!!!
17 dic, '07
un'inutile tavola rotonda dove si discettava della solita aria fritta - il tema era la città, c'erano un sociologo, una scrittrice, un architetto, un filosofo, un monsignore.
e poi c'era il moderatore, un tizio pieno di sé che a un certo punto ci ha regalato questa perla:
"perché ricordiamoci che la città non è solo polis, ma è anche polemos".

amici dell’igiene
17 dic, '07, 10:33 m.
ancora devo capire perché ma, quando ci si iscrive al corso, le segretarie, oltre alla ricevuta, ti danno anche dei campioncini di creme.
ho rifiutato il gel rassodante per il seno – per rassodare il seno bisogna prima averlo, credo; in compenso ho ottenuto un “campione gratuito di soluzione detergente della pelle con estratto di equiseto”.
ignoravo l’esistenza dell’equiseto, ma a quanto pare deve trattarsi di uno dei principi attivi dello sgrassatore universale, perché nelle indicazioni per l’uso c’è scritto: "pulizia quotidiana del neonato, detersione delle pelli delicate, pulizia del cuoio capelluto, igiene intima esterna femminile e maschile".
e sottolineo esterna.

premio eleonora duse
17 dic, '07
“mi devo iscrivere a danza mediorientale, approfondimento”, esordisco.
la segretaria assume subito un’espressione grave che lascia presagire il profilarsi di una catastrofe incombente.
“le devo dire una cosa, si sieda”, manco mi dovesse annunciare la morte di un congiunto, la fine del mondo entro i prossimi cinque minuti o che ho il cancro allo stadio terminale.
“per ora la quota rimane invariata, ma dal prossimo trimestre ci sarà un AUMENTO”, calcando sulla parola aumento.
già mi vedo in mano ai cravattari, a fare la fila al monte di pietà per impegnarmi il materasso, a battere i viali litigando con le nigeriane e i trans per il posto sul marciapiede.
“e di quanto sarebbe questo AUMENTO?”, mi informo.
“venti euro”.
mi chiedo: si può denunciare una segretaria per procurato allarme?

customer care
17 dic, '07
il nuovo corso inizia a metà ottobre.
le segretarie sono già in fibrillazione e, agitatissime, hanno cominciato a tempestarci di telefonate e sms per sapere se ci iscriviamo, “senza la sua conferma il corso non parte!” è la minaccia.
secondo noi, vista la disorganizzazione complessiva della scuola, le tengono lì solo per farci venire l’ansia e i sensi di colpa.


ho bisogno del ritalin
17 dic, '07
la newsletter della scuola, col calendario del mese di settembre, è un’orgia di lezioni di prova e seminari di tribal, tribal fusion, orientale classica, laboratori coreografici, corsi base, intermedi uno e due, avanzati, avanzatissimi.
spinta dal sacro fuoco dell’arte e affetta da ipercinetismo compulsivo, decido che l’unica iniziativa a cui parteciperò sarà la festa di inizio corsi.

volendo
17 dic, '07
mi arriva a casa il programma dei corsi per il nuovo anno.
oltre a danza mediorientale e a banalità quali decoupage, tango argentino e taglio e cucito, sono previsti corsi di:
                tecniche di lavorazione del feltro;
                l’uso consapevole della seduzione;
                come imparare a dire NO (no scritto tutto maiuscolo);
                la pittura del mandala: colori ed emozioni;
                storia dei musei del mondo;
                come imparare il linguaggio del corpo.
volendo potrei iscrivermicisivi. ma proprio volendo.

cvd
17 dic, '07
“non te li ho portati”, confessa l’amico inaffidabile e scordarello.
“ma se avevi detto che arrivavi coi pantaloni!”
“ho millantato; pensavo di trovarli, ho girato per tutta istanbul ma niente da fare. però ti ho portato questo, che vale molto di più dei pantaloni!”.
questo è un acquerello raffigurante un tot di dervisci rotanti i quali, ligi al proprio ruolo, ruotano vorticosamente.
tiro un sospiro di sollievo; per un attimo ho temuto di ricevere la riproduzione di haghia sophia che cambia colore in base al tempo che fa.

succede
17 dic, '07
succede di passeggiare pigramente per le strade di una città in un altro emisfero.
succede di buttare l’occhio alle vetrine e di imbattersi nel paradiso dell’odalisca: cinture con sonaglini e sonaglioni, completini da cabaret, veli, cavigliere, lustrini.
succede di essere indotte in tentazione ma di tirare innanz, “tanto le stesse cose le trovo nella mia città, a sette fusi orari di distanza”.
succede di tornare e mangiarsi le mani perché sì, è vero che qui vendono le stesse cose, peccato che costino dieci volte tanto.

equivoci
17 dic, '07
l'amico inaffidabile e scordarello ha mandato sms da un caicco che si specchia nell'onde del turco mar:
 "io arrivo coi pantaloni".
perché mi avverte che non lo arresteranno per oltraggio al pudore?, mi chiedo.
poi realizzo che i pantaloni a cui si riferisce non sono i suoi, ma quelli che gli avevo chiesto io.

dalia
17 dic, '07
a guardare il dvd del saggio sembriamo quasi delle persone serie. tutte compenetrate, a nessuna è caduto il velo, nessuna è inciampata, siamo perfino riuscite ad andare a tempo, “all’unisono ensemble”.
e i veli sotto le luci di scena fanno la loro porca figura, e anche noi.
alla fine parte anche l’applausone, e fa niente se quelli che si spellano le mani e fanno il tifo da stadio sono amici e parenti che, per amore tuo, applaudirebbero la qualunque.

quesito (senza susi)
17 dic, '07
avendo incaricato un amico che va ad istanbul dell’acquisto per mio conto di un paio di pantaloni da danza identici a quelli che ho già ma di colore nero;
essendo l’amico la persona più inaffidabile e scordarella di questo mondo;
essendo inoltre l’amico completamente negato per tutto quello che riguarda l’abbigliamento, la domanda che si pone è la seguente:
quante probabilità ho di entrare in possesso dei succitati pantaloni?

non ci posso credere
14 dic, '07
“simpatica come una merda” troneggia nella foto sulla copertina del dvd del saggio.
avrà sicuramente pagato qualcuno.

viaggiare in incognito
14 dic, '07
finito il saggio, raffa ed io torniamo a casa insieme in vespa, ancora truccate.
“dio che vergogna, ai semafori ci guardano tutti…”
“raffa, ma tanto abbiamo il casco, mica lo vedono il trucco da puttanoni del cairo!”
“ti ricordo che TU hai il casco integrale e IO no”.
per fortuna poi abbiamo beccato quasi tutti i semafori verdi.

la meringona
14 dic, '07
dicesi meringona una signora di mezza età, bassina e un po’ sovrappeso, accento napoletano, capelli di un improbabile nero corvino disposti in una cofana alla liz taylor altrettanto improbabile, costume da vera odalisca col reggiseno dorato in un tripudio di velo rosa confetto; talmente disinvolta e a suo agio nei chili di troppo e in tutto quel rosa da suscitare ammirazione e perfino un po’ di invidia.

trance agonistica
14 dic, '07
ancora un quarto d’ora e poi entriamo in scena.
l’adrenalina e la tensione scorrono a fiumi, e infatti io e raffa sbadigliamo senza ritegno.

foschi presagi
14 dic, '07
“ballerò da schifo, sbaglierò tutti passi, vi farò fare brutta figura, sarò la peggiore” e via così.
a poche ore dal debutto, paola si è fatta prendere dall’agitazione, di quelle costruttive.
“sì, ballerai di merda!”, le dico io, sempre pronta a elargire parole di conforto quando ce n’è bisogno.

fata piumetta
14 dic, '07
in una delle enne coreografie del saggio le ballerine sfoggiano un boa di piume bianche.
dovunque, dopo che sono passate loro, sembra di essere sull’aia di casa amadori.

acqua e sapone
14 dic, '07
l’operazione trucco è la più complessa, specie per chi, come me, non ha la minima di idea di cosa significhi truccarsi. per fortuna c’è denny, che nonostante la giovane età ha più esperienza di diego dalla palma e gil cagne’ messi insieme.
ci sediamo per terra e lei comincia ad armeggiare con uno stuolo di tubetti, barattolini, pennellini, pennelloni, polverine magiche.
“chiudi gli occhi! apri! guarda in basso! guarda a destra!”, mi ordina con un tono che non ammette repliche e infatti non oso contraddirla.
alla fine mi guardo allo specchio e vedo un’altra me con le palpebre arabescate di brillantini, tonnellate di kajal che manco sandokan e tutti i tigrotti della malesia, il rossetto rosso fuoco da straziami ma di baci saziami.
praticamente, un puttanone del cairo in trasferta.

primadonna
14 dic, '07
se, nell’assegnare le posizioni sul palco, grazia ha deciso che io e “simpatica come una merda” dobbiamo stare in terza fila e non in prima un motivo ci sarà.
tuttavia, mentre io me ne sto buona buona nelle retrovie, “simpatica come una merda” non si rassegna a questo verdetto e quindi scalpita, sgomita, si agita e le tenta tutte per guadagnare spazio e visibilità.
se durante lo spettacolo fa come in prova e mi viene addosso e mi fa cadere il velo giuro che la prendo a mazzate.

questione di feeling
14 dic, '07
“simpatica come una merda”: è la prima cosa che ho pensato vedendola, alla prova generale.
quello che mi piace del mio carattere è l’assoluta incapacità di esprimere giudizi tanto perentori quanto definitivi sulle persone, due nanosecondi dopo averle conosciute.

la misura del tempo
14 dic, '07
“insomma, ci sono balletti che durano nove minuti, perché il nostro dura solo tre minuti e venti?”, si lamenta denny.
SOLO tre minuti e venti? ho faticato come dodici bestie da soma per assimilare questi duecento secondi durante i quali devo sorridere, tenere a bada il velo, mulinare le braccia, muovere le gambe, dimenare il bacino, andare a tempo, tutto contemporaneamente; farlo per nove minuti è un’impresa che lascio volentieri a ercole, ai titani o all’orsetto duracell.

se qualcosa può andar male, lo farà
14 dic, '07
per la legge di murphy, durante la nostra esibizione potrebbe succedere di:
perdere il velo, inciampare nel velo, arrotolarsi nel velo, dimenticare i passi, sbagliare i passi, perdere il velo, andare a sbattere addosso alle altre, venire colpite da improvvisa paresi, andare fuori tempo, perdere il velo.
in tutti questi casi, l’ordine perentorio di grazia è uno solo: sorridere e continuare come se niente fosse.
per fortuna abbiamo tutte sorrisi smaglianti.

punti di riferimento
14 dic, '07
“eli, mettiti davanti!”, le diciamo sempre quando cominciamo a ballare, perché eli è bravissima, conosce tutti i passi, sa come farli e quando farli e noi abbiamo bisogno di averla lì davanti agli occhi, modello faro di alessandria, per sentirci meno insicure e incapaci. eli è sempre sorridente, riservata, un po’ timida. quando balla diventa altera e irraggiungibile, ed è bellissima da vedere.

danzaterapia
14 dic, '07
fra noi ci sono un’insegnante di lettere, un’imprenditrice suo malgrado, una psicologa, un paio di impiegate, una che fa test di laboratorio; abbiamo un’età compresa fra gli under 30 e gli over 50, abbiamo mariti, ex mariti, simulacri di fidanzati, né mariti né fidanzati, alcune hanno figli, una è addirittura nonna.
che ballare fosse un divertimento lo sapevamo già; da un po’ abbiamo scoperto che è anche un modo per sciogliere tutte insieme le piccole e grandi fatiche della vita.

giro della morte
14 dic, '07
"giro della morte" è il nome che abbiamo dato noi ad un infernale passaggio della coreografia, talmente infernale che non sono nemmeno capace di spiegarlo, né di dirlo con parole mie.
ogni volta che lo affrontiamo lo facciamo con la stessa trepidazione di una tuffatrice alle prese con un triplo salto mortale carpiato con avvitamento all’indietro.
una minima esitazione, un’imprecisione millimetrica, ed ecco che ti ritrovi arrotolata nel velo come un tappeto persiano di ritorno dalla lavanderia.

ogni scusa è buona
il saggio è alle porte e ci troviamo a casa di manu per provare.
svolgimento della serata:
tour della casa.
aperitivo a base di prosecco.
cena e che fai, il prosecco lo lasci lì, non lo finisci?
chiacchierette, tante, di quelle che ti racconti la vita.
oops, si è fatta una certa… ma dobbiamo proprio ballare?
dài, una volta soltanto.

repetita iuvant
bellissimo! splendido! magnifico! e via così, in un crescendo rossiniano. questi erano stati i nostri commenti la prima volta che grazia ci aveva fatto vedere la coreografia del saggio.
fa schifo! è il coro unanime che si leva più di tre mesi dopo, durante i quali non abbiamo fatto che provare provare provare provare provare, solo quello, sempre quello.

realismo
nel nostro immaginario, ballare con il velo significava avvolgerci in impalpabili nuvole di tulle, voile, organza, seta.
nella realtà invece ci insacchiamo in una via di mezzo fra una mantellina del barbiere e il capote di un torero, della stessa stoffa che foderava la mia giacca blu di quando ero in quinta elementare.

caravan petrol
è inutile, i cammelli non li so fare. o meglio, li so fare se parto da immobile e mi dico “ora faccio un cammello” e poi ritorno ad assumere una posizione statica. ma se devo attaccare i cammelli ad una sequenza è un disastro.
manco a dirlo, la coreografia del saggio è zeppa di cammelli, per giunta in pianta e in mezza, e io più che eseguirli li impapocchio – anche se la manu sostiene che un movimento de panza si vede.
magari quello che faccio io è un passo sconosciuto e rivoluzionario, la nuova frontiera del cammello, che so, il dromedario o lo gnu.

chiamatemi salomè
io ci provo a domare il velo, ma quello non mi dà retta e, invece di drappeggiarsi armoniosamente sulle spalle e sul petto e rimanere adeso e contiguo al mio corpo, se ne va per i fatti suoi.
dovrei sembrare una leggiadra ed eterea creatura, quasi una farfalla; in realtà sono più simile ad uno sbandieratore del palio di siena, ubriaco e col parkinson conclamato.

non lo fo per piacer mio…
per semplificarci la vita, abbiamo deciso di abolire la tunica perché andrebbe fatta su misura ed è un casino, costerebbe troppo, non abbiamo tempo, la sarta che ce la doveva fare non può (“si è rotta una gamba”, ci comunica grazia; “perché, cuce con le gambe?”, mi informo io strabiliata), “there was an earthquake, a terrible flood, locusts!”.
la tunica verrà sostituita da un top bianco.
apparentemente facciamo tutte le sdegnose e storciamo il naso, ma la zoccola che è in ognuna di noi esulta all’idea di poter mostrare la panza.

il mio nome è rosso
i pantaloni li ordina grazia via internet ad un misterioso fornitore di istanbul – che io mi immagino un omaccione col turbante, la scimitarra al fianco, i baffoni da califfo e le babbucce con la punta all’insù; questo perché non ho pregiudizi verso gli extracomunitari e non sono schiava degli stereotipi.

rosso relativo
tutte in circolo per terra, manco fossimo ad una seduta di autocoscienza, dobbiamo decidere il colore dei pantaloni che indosseremo al saggio.
l’arancione no che mi sbatte, il nero no che è banale, il verde, mah, niente colori pastello che fanno gne’ gne’, il marrone per carità, ma poi, è un colore il marrone?, dopo lunghe elucubrazioni convergiamo i nostri consensi sul rosso rubino.
è comunque evidente che ognuna di noi sette ha la sua propria idea di rosso rubino, che naturalmente non coincide con quella delle altre, per cui al momento l’accordo raggiunto si basa su un concetto astratto, su sette ideali platonici di rosso rubino che messi tutti insieme dovrebbero dare il rosso rubino assoluto.
a saperlo, portavo il pantone.

non ho niente da mettermi
come tutte le scuole che si rispettino, faremo il saggio di fine anno, in un teatro vero. quindi dovremo imparare una coreografia ed eseguirla dignitosamente, ma questi sono dettagli.
la questione fondamentale da dirimere prima di tutto è una sola: il costume di scena.
siccome vogliamo prendere le distanze da quella, deliberiamo che niente sonagli, né reggiseni dorati, né panze di fuori. saremo minimaliste e raffinate: pantaloni, tunica lunga fino al ginocchio aperta sui fianchi con mezze maniche, cintura di stoffa in vita.
praticamente ci manca lo hijab e poi siamo pronte per sfilare con le iraniane alle olimpiadi dei paesi musulmani.

il grande satana
noi che siamo dure e pure non vogliamo avere niente a che vedere con quella.
quella sarebbe shakira.
è sguaiata, ha il culone, si pettina coi petardi e si veste al buio.
ma, più di ogni altra cosa, quella ci rovina la piazza con gli amici maschi, i quali, oltre a sbavarle dietro, pensano che tu vada a lezione per imparare a ballare come lei e ci rimangono malissimo quando scoprono che non è così.

aguzzate la vista
non per mettere le mani avanti, ma io che ho poche tette già parto svantaggiata.
e quindi è sicuramente per questo motivo e non per mia incapacità se, quando faccio i giri di petto, nessuno se ne accorge.

good vibrations
lo shimmy sarebbe la vibrazione delle spalle.
in teoria le spalle si animano di vita propria e vibrano, mentre il resto del corpo sta immobile, oppure fa altro indipendentemente dalle spalle.
nella pratica, quello che ottengo io è un simpatico effetto creme caramel, ovvero le spalle si muovono scompostamente e con loro tutto il resto, neanche stessi usando una di quelle infernali macchine scioglipancia delle televendite.

tutti i nomi
i passi della danza mediorientale hanno nomi scelti da qualcuno che aveva assunto troppe sostanze psicotrope tutte insieme.
c’è il filone geografico (arabi, egiziani), quello zoologico (cavalli, cammelli), quello antropomorfo sfigato (zoppi), quello enigmistico (otto orizzontale, otto verticale; nella versione “inverso” sono destinati ai solutori più che abili).
quando proviamo le sequenze e parliamo dei passi da eseguire facciamo discorsi che farebbero impazzire ionesco.

nomen omen 2
il mio nome di battesimo deriva da una radice sanscrita che vuol dire legno.
deve essere per quello che ho la flessuosità di un tronco di sequoia.

nomen omen
siccome mi dicono che a febbraio apriranno un nuovo corso di danza mediorientale per principianti, a metà dicembre sono già lì che li tampino, per non correre il rischio di dover ripiegare davvero su salsa e merengue.
quando finalmente vado a iscrivermi, la tipa della segreteria mi dice che la mia insegnante si chiama grazia e che “è tanto aggraziata”.
“del resto, se si chiama grazia…”, chioso io, ma lei non raccoglie.

uno vale l’altro
che poi già trovare una scuola è stata un’impresa. deve essere vicino a casa, vicino al lavoro, deve essere economica, i corsi devono avere orari compatibili con i tuoi ed essere condotti da insegnanti bravi, astenersi cialtroni.
finalmente trovi una scuola che risponde a tutti questi requisiti, chiami e ti senti rispondere: il corso di danza mediorientale è al completo, se vuole c’è posto a salsa e merengue.
è come se quando mi sono iscritta all’università mi avessero detto “lettere è al completo, le va bene astrofisica?”.
eccerto, come no.

perché si comincia
una cerca di tenersi sul vago, “vado a danza”, senza specificare.
però c’è sempre qualcuno che vuole saperne di più, “ah, e che danza fai?” e allora bisogna aggettivare: “mediorientale”.
qui l’interlocutore o assume lo sguardo tipico delle mucche che vedono passare i treni, oppure ribatte strizzando l’occhio “ah-ha!, danza del ventre...!". in tal caso, nel suo immaginario sei assimilata a una shakira de noantri, a un’odalisca fuori tempo massimo, a una con la sensualità delle vite disperate, a una sheherazade del terzo millennio; in realtà sei semplicemente una che si è iscritta a un corso di danza mediorientale perché da piccola a carnevale ti avevano addobbato con il costume da cavaliere del ‘700 che era stato di tuo cugino, non hai ancora superato il trauma e almeno una volta nella vita hai voglia di veli e paillettes e panze di fuori.  

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