sabato 10 dicembre 2011

2010


fragen und antworten
30 dic 2010
amica g: fichi ‘sti occhiali da sole!
io: belli eh? mi ci sento proprio una diva
amica g: ma li metti?
io: come vedi...
amica g: voglio dire: ma li metti a milano?
io: sì
amica g: ah, ma perché, a milano ciavete il sole?
io: gne’ gne’ gne’
amica g: chiedevo.

chemmefrega dell’arte contemporanea
29 dic 10
vale la pena visitare il maxxi solo per vedere la mostra di pierluigi nervi, osservare le facce sgomente dei visitatori di fronte alle installazioni esposte (roba che al confronto alberto sordi e la sua signora alla biennale di venezia sono argan e celant), ma soprattutto trovarsi faccia a faccia, fianco a fianco con willem dafoe.
 

vacanze romane
27 dic, '10
siccome ciò una certa età, mi ricordo alto gradimento e la famiglia torrazzo: "nonno... caterina... mamma...", tutti che chiamavano tutti e si cercavano in continuazione.
 oggi ho assistito all'evoluzione della famiglia torrazzo: cinque adulti, tre adolescenti e un cane in giro per il centro di roma, in media ogni cinque minuti la formazione perdeva uno o più pezzi, solo che non ci si chiamava a voce, ma col cellulare.

 (e comunque, da z**a siamo riusciti a farci cazziare tre volte dai commessi, e ho scoperto che tra i ggiòvani non si dice più frocio ma "diversamente uomo").

mettetevi d’accordo
21 dic, '10
"davvero sei di roma? non si sente per niente!" (una romana, un bolognese, due torinesi, in coro)
"possibile che vivi qui da vent'anni e ancora non hai perso l'accento romano?" (un milanese)
"aho', te da quando vivi là parli milanese!" (una romana)

frasi che mi sono sentita dire negli ultimi giorni da persone diverse, in circostanze diverse.
sono in piena crisi di identità.


coerentemente
9 dic, '10
b. e g. erano in classe con me al liceo. quando ci rivediamo, mi aggiornano sugli ex compagni che hanno incrociato nel frattempo, e monitoriamo la situazione (soprattutto quella di c., che era la più carina della classe e una delle più carine della scuola e ora ha avuto un tracollo ed è piena di rughe, oh quanto ci dispiace).
oltre a c. con tutte le sue rughe, a l. che è diventata 'na chiattona, a m. che è sempre uguale, a a. che ti fa effetto vederlo tutto preciso in giacca e cravatta, a g. che è ipocondriaco e a s. che cià tutti i capelli bianchi e le borse sotto gli occhi, è stata avvistata anche n. 
"tutta tua senza ritorno!", dico io, memore della simpatia del personaggio in questione.
"haha! ma te lo ricordi qual era il suo soprannome?"
"la vecchia!"
"beh, non ci crederai, ma anche adesso, in ufficio, la chiamano la vecchia. ce lo ha detto a., che purtroppo per lui lavora nella stessa società"
"e com'è adesso?"
"invecchiata".

epifanie scolpite nel marmo
7 dic, '10
dal marmoraro di via margutta con 15 euro ti puoi portare a casa una minilapide con incise perle di saggezza quali

amici amici, amici 'n cazzo

chi ha carattere ha un caratteraccio

aricordamose da ride

nun rompete li cojoni

tempus fugit ma 'ndo cazzo va?


però secondo me questa le batte tutte: 

io sono apparso alla madonna

la meglio gioventù
3 dic, '10
telefonata con l'amica e.


abbella!

ciao, come va?

bene, te volevo racconta' questa

dimmi

niente, torno a casa ieri sera tardi e trovo tre preservativi in bagno

usati?

sì

e di chi erano?

e di chi erano? di nicolò

embè, ma che tuo figlio fosse sessualmente attivo lo supponevamo; e te che hai fatto?

niente, so' andata a dormi'

e non ci hai parlato?

come no! stamattina a colazione
 gli ho detto: figlio! mi fa piacere constatare che fai sesso protetto, però la prossima volta i preservativi buttali nella monnezza perché mamma tua non cià voglia di mettersi a sturare il cesso a notte fonda
!
haha! certo che tre preservativi tre... complimentoni!

so' ggiovani! all'età nostra grasso che cola se di scopate ne riusciamo a porta' a casa mezza!

oh the weather outside is frightful
1 dic, '10
nevica, ma manco tanto. ho lasciato la vespa nel box, ho indossato gli stivali di gomma, messo l'ipod a palla e sono venuta in ufficio a piedi.
ho cantato per tutto il tragitto, passando da london calling a come fly with me, da betterman a take me to the river, per finire con sara (fleetwood mac, non venditti).
 sotto l'ufficio ho beccato un collega che mi ha squadrato e mi ha detto "guardati, come sei contentona!". 
forse non sarà un inverno del nostro scontento, almeno per oggi.

sapevatelo
29 nov, '10
mi hanno fermato per strada, "le dispiacerebbe rispondere a un'inchiesta di mercato?". 
purtroppo non si trattava solo di rispondere, bisognava anche assaggiare, alle undici di mattina, una zuppa di ceci e farro.
 "cosa ne pensa?" "è di quelle cose che alla prima cucchiaiata dici, mmmm, buona, alla seconda ti perplimi, alla terza butti tutto nel cesso", "e il colore com'è?", "troppo smorto", "e il sapore?", "c'è qualcosa che ammazza tutti gli altri sapori, cos'è?", "non glielo posso dire, è l'ingrediente segreto" (me cojoni, penso); "e per il nome, fra segreti della nonna e segreti della mamma quale sceglierebbe? "fanno schifo tutti e due, complimenti per la fantasia", "purtroppo l'opzione nessuno dei due non l'abbiamo, non è l'unica che mi fa questa osservazione, ne deve scegliere per forza uno", "allora, se segreti devono essere, scelgo quelli della nonna", "grazie, è stata molto gentile e ci è stata molto utile", "ma si figuri, son qui apposta".

 morale: se al supermercato troverete i segreti della nonna, io vi ho avvisato.
 


figlia di aldograsso
16 nov, '10
mah. mi è bastato vedere faziostrazio che, con aria mediamente indignata, fra le cose che mai saremmo riusciti a prevedere ma che poi sono accadute, elencava  la vittoria di emanuele filiberto a ballando con le stelle, per cambiare canale di corsa. 
(ma me li ricordo solo io emanuele filiberto e fazio tutti amichetti a quelli che il calcio?) 

e comunque saviano è la persona più antitelevisiva di questo mondo e a voce le cose non le sa proprio raccontare.

viuleeeeenza!
8 nov, '10
metti che è lunedì mattina e che stai facendo colazione, solito latte coi biscotti, ma i biscotti non sono i soliti, hai voluto provare quello che sembrava un paradisiaco ammasso di cacao ma che in realtà non è poi ‘sto granché; mentre ti riprometti “voi non me ce fregate più, si torna ai prisci mores, ovvero agli abbracci”, ti cade l’occhio sul sacchetto dei biscotti prometto e non mantengo e leggi, fra una data di scadenza e tre informazioni nutrizionali, queste parole:

saluta il giorno con un sorriso. programma gli impegni, ascolta progetti e buoni propositi. dai a te stesso e ai tuoi cari la sicurezza che alla sera vi ritroverete nell’intimità degli affetti

nessuno si stupisca se io adesso vado dal brand manager di questi cazzo di biscotti, dal brand manager degli assorbenti e dal brand manager del succedaneo dello sco**ex e gli ficco una bomba su per il culo.

i cazzi degli altri
2 nov, '10
maschio, sui 30 anni, voce mediamente stentorea: 

"sul pagamento del 29 non pensavo male, ma adesso che mi dici così penso male!" (ripetuto tre volte, a scanso di equivoci)


maschio, sui 50 anni, tono da cumenda:

 "siamo andati al tres jolie di gattuso; volevamo andare al ristorante sushi di seedorf, ma costava troppo"


femmina, sui 30 anni, voce che stentore al confronto era afono:

 "a ricca', come stai?"
....
"ma stai ancora co' sirvia?"
...
"nun ce stai più? ve siete lasciati?"
...
"nun se chiamava sirvia?"
....
"ah, allora 'o vedi che ciavevo raggggione io? ero rimasta a quella prima dell'estate!"
...
"eh, nun se vedemo da quella sera al circolo degli artisti, che era, maggio? giugno?"
....
"ma quali uomini, ricca', qui è 'na tragggedia!"



sul treno milano-roma una rimpiange la civiltà dei treni giapponesi, sui quali è severamente vietato intrattenere conversazioni telefoniche al di fuori degli spazi deputati - tipicamente, delle cabine all'inizio del vagone.

generi di conforto
22 ott, '10
nella vetrina del sexy shop vicino a casa mia, oltre a un tot di completini da sexy poliziotta e sexy infermiera e a maschere fetish e sadomaso assortite, sono esposti:

- manette tempestate di strass (per gente di un certo livello)

- scatola del gioco kamasutra memory (mi aspetto di trovarci prossimamente quella del kamasutra twister, per cultori dei gruppi laocoontici)

- borsa in finta pelle a forma di guepiere, irresistibile nel suo kitsch supremo (giuro che me la sarei già comprata, se non fosse rosa confetto)

- maxi scatola con 144 preservativi, non uno di più, non uno di meno, a 20 euro (e qui mi viene in mente verdone, “sii voleva mette lei!, se chiamava mario!, io la sera nun ce devo usci’ più co’ l’occhiali specchiati!”).
non è che io sia particolarmente interessata alla mercanzia, è solo che voglio vedere se prima o poi arriverà anche qui il minicazzetto coi piedi che gli dai la carica con la chiavetta e comincia a saltellare, che avevo visto in tutti i porno shop di amsterdam e che mannaggia a me non ho comperato a suo tempo.

ma chi cazzo te l’ha chiesto
20 ott, '10
è buona abitudine intensificare le normali pratiche igieniche durante il periodo mestruale.
 secondo antiche credenze la luna nuova corrisponde ai giorni delle mestruazioni, mentre la luna piena, simbolo di fertilità, a quelli dell'ovulazione. 
lo sai che un buon piatto di riso aiuta a combattere la stanchezza tipica della sindrome premestruale?
 in francia i giorni del ciclo vengono chiamati "le moment de la lune".

 non siamo ad almanacco del giorno dopo, né a strano ma vero, né sulla posta di cioè, ma sulle bustine degli assorbenti. non si finisce mai di imparare.
 

consigli non richiesti
18 ott
non ti vergognare di tornare un po’ bambino, ogni tanto: fa bene allo spirito
stanotte alza gli occhi al cielo e guarda le stelle: sarai più felice di far parte di questo gran bell’universo.

non le ho lette in un libro di coelho e manco in un manuale di autoaiuto: le ho lette sul succedaneo degli sco**ex che ho incautamente acquistato, spinta dal fatto che era quello che costava meno di tutti.
ma fare i fogli del succedaneo dello sc**ex bianchi, o ar limite mediamente con le paperelle, pareva brutto?

ciao manuel
13 ott, '10
nun è vero gnenteeeee!,Non è vero niente, ti ho raccontato un sacco di fregnacce"
"nun è vero gnenteeeee! t'ho raccontato 'n sacco de fregnacce!"
"perché?"
"mi annoio. allora invento, sogno, divago"

ecco, più che per il cargo battente bandiera liberiana, a me manuel fantoni piace ricordarlo così.

esther williams, una di noi
12 ott, '10
con la scusa del vintage, vengono sdoganate cose che anticaja e petrella a confronto è pura avanguardia.
è quello che mi sono detta quando ho visto una delle nuove iscritte al corso di acquagym (categoria buzzicone) tuffarsi in vasca sfoggiando una cuffia di gomma a fiori, con tanto di laccio sotto il mento.

and i miss you (like the deserts miss the rain)
7 ott, '10
vivo a milano da vent’anni e hic manebimus optime.
tuttavia, di roma mi mancano tante cose: i parchi, le fontanelle, i pini, le battute estemporanee colte al volo per strada, i tramonti incendiari che vanno a sbattere sull’ocra delle case; niente però mi manca come la pizza bianca.
qui la chiamano focaccia e fa cacare.
nelle boutique del pane che hanno preso il posto del prestinee, quei posti che si autodefiniscono un nuovo concept di panetteria, dove le michette le dispone l’arredatore in una cornice architettonica di estremo rigore formale e materico (e ho detto tutto), ti rifilano una roba gommosa e alta che non sa di niente, quando a roma anche l’ultimo degli stronzi sforna una pizza scrocchiarella al punto giusto che da sola ha un suo perché, ma con i fichi o la ricotta è la morte sua.
e se non avete mai mangiato pizza e fichi o pizza e ricotta, domandatevi cosa campate a fare.

piccoli schermi
6 ott, '10

guardare la televisione giapponese è stata un’esperienza mistica.
di tutto quello che ho visto ho capito solo due cose:
1) che zaccheroni era diventato l’allenatore della nazionale giapponese di calcio – e questo l’ho capito perché zaccheroni parlava in italiano
2) che murakami era ad oslo per una serie di conferenze e reading e i norvegesi erano accorsi in massa – e questo l’ho capito perché i norvegesi parlavano in inglese.
tutto il resto l’ho intuito.
ho intuito gli andamenti delle partite di baseball che andavano in onda tutte le sere – il baseball mi fa schifo, ma alla fine ero diventata tifosa dei tokyo giant, perché avevano delle divise carine.
ho intuito la trama di un drammone in costume che parlava di shogun, samurai, lotte per il potere, donne perfide e fanciulle ingenue – e qui era facile, perché pareva che avessero preso gli attori dai fotoromanzi e più che recitare facevano le facce, e sul copione doveva esserci scritto fai la faccia del signore della guerra implacabile ma giusto! fai la faccia del generale traditore e infido che sta tramando alle spalle del suo signore! fai la faccia della stronza che sente che tempus fugit, gli uomini non se la trombano più volentieri come prima e allora  lei se la prende con ogni essere di sesso femminilie che la capita a tiro!, ecc.
ho intuito la trama dei vari distretti di polizia, squadre, commissari montalbani e csi del sol levante che tutte le sere imperversavano e che ricalcavano lo stesso schema: ispettore capo rude e stropicciato, vice capo belloccio con capelli a cofana e tutto preso a sbigodinarsi, poliziotto tonto, poliziotto anziano ma esperto, poliziotta donna che alla fine meno male che c’è lei perché se no con gli altri sarebbero tutti a piede libero.
ma la meraviglia delle meraviglie è stata la televendita di una guaina miracolosa: alla tv italiana l’avrebbero fatta indossare ad una strappona tutta ignuda, mentre lì la indossava la presentatrice, SOPRA tutti gli altri vestiti.

pausa caffè
4 ott, '10
tutte le mattine verso una certa (tipicamente, le dieci) vado a prendere il caffè con un manipolo di colleghe che sono anche madri. ne consegue che tutte le mattine assista ad una conversazione fatta di “mio figlio ieri ha detto questo”, "mia figlia ha fatto quello”, “mia figlia non mi mangia” (e sottolineo il mi), conversazione che dal mio punto di vista riveste il medesimo interesse di un documentario sulla vita delle scolopendre.
siccome capisco che ogni scarrafone è bello a mamma sua, che cuore di mamma, che i bambini sono il futuro del mondo ecc ecc, tollero, pur domandandomi se le colleghe, prima di procreare, avessero degli argomenti di conversazione o facessero scena muta.
stamattina però, quando la collega a ha iniziato a raccontare di suo figlio che ha vomitato, scendendo in dettagli minuziosi che andavano dal colore alla consistenza, dall’odore alla quantità, proprio mentre stavo bevendo il cappuccino, mi sono rammaricata di non avere portato meco la katana.

Ipse dixit
28 set, '10
“di sedurre una donna è capace qualsiasi imbecille. ma bisogna anche saperla lasciare, ed è da questo che si riconosce l’uomo maturo”
milan kundera, il valzer degli addii


se li avrei saputi mo’ te li imparavo
20 set, '10
il collega di roma, al quale devo rispondere per tutta una serie di cacacazzerie che costelleranno la settimana lavorativa appena iniziata, mi manda una email tutta sussiegosa dove fa quello che ha capito tutto e mi spiega il senso della vita; però, se scrive per ben due volte dErimente, cià poco da spiegarmi.

eccoti l’utero
11 set, '10

conversazione con le amiche g. ed e.
 g: ma voi a menopausa come state messe?
io: ancora no, grazie.
e: no, ma non vedo l’ora!
io: ma come non vedi l’ora, troppi effetti collaterali, tutti quegli sbalzi di umore…
e: chemmefrega degli sbalzi di umore, tanto so’ sempre stata una iena! e comunque me l’hanno già detto, che fra due anni mi tolgono l’utero.
g: e lo dici così?
e: massì, dopo quattro figli e tre gravidanze extrauterine che me ne faccio? parliamoci chiaro: so’ frattaglie!!!

voglio trovare un senso
10 set, '10
vale la pena svegliarsi alle 5,30, sciropparsi tre ore di treno e venire risucchiati da una riunione inutile e interminabile solo se, come è successo a me oggi, due dei presenti, entrambi dotati sulla carta di un livello di istruzione medio superiore, regalino le seguenti perle: "abbiamo qualche difficoltà per quanto riguarda questo aspetto, ma questo è un de cuius" e "il sacrario del re di puglia".
certe cose non hanno prezzo.


o che bel mestiere
8 set, '10
se torno a nascere maschio nel giappone del passato voglio nascere shogun, e non si discute.
se torno a nascere maschio nel giappone del presente voglio nascere conducente di carrellini al mercato tsukiji di tokyo, e non si discute nemmeno in questo caso.
stivaloni di gomma e sigaretta in bocca, maschialissima, pagata per sfrecciare a tutta callara in mezzo ai cadaveri dei tonni, schivando i miei colleghi in un perenne autoscontro... vita più nobile no non si dà.

i speak japanese
7 set, '10
in due settimane, ho imparato a dire arigatò, konnichiwa, konbanwa e i nomi delle fermate della linea yamanote di tokyo.
fra questi, il mio preferito è gotanda, con questo bell'aspetto da perifrastica passiva (carthago gotanda est).
che poi quando lo sentivo pronunciare dalla voce dell'altoparlante mi veniva da cantare gotanda, gotanda, gotandanghenga, ghegogogogangamghengo nga e mi metteva allegria.

ciclotimia
12 ago, '10

fra pochi giorni si parte e alterno momenti di sconfinato ottimismo ed euforia (vedrò posti bellissimi, fichissimi, stranissimi, interessantissimi, farò un sacco di foto concettuali e di studi socioantropologici, hattori hanzo mi rivelerà i suoi segreti e mi donerà la sua katana più affilata, murakami mi offrirà il sakè e mi chiederà un commento spassionato sui suoi libri, ecc), a momenti in stile tutto è tenebra (mi sentirò una disadattata, farò la fine di bill murray in lost in translation, gli unici giapponesi che conoscerò saranno banana yoshimoto e pericolosissimi e spietatissimi yakuza, mi verrà la claustrofobia, non riuscirò a farmi capire da nessuno, ecc).
l'unica certezza è che ho bisogno di vacanze.

customer care
5 ago, '10
pausa pranzo, mi fiondo al supermercatino dei puffi che c’è nei paraggi dell’ufficio e che ad agosto chiude dalle 13 alle 16, come scritto sul cartello appiccicato all’entrata.
arrivo lì alle 12,55, trovo la porta sbarrata e il supermercatiere che mi articola in stile figli di un dio minore “è chiuso”.
ma come chiuso, sono le 12,55! mancano ancora cinque minuti!
mi spiace, è chiuso.
ma vaffanculo, allora scrivi che chiudete alle 12,54, invece di prenderci per i fondelli.
queste sono le cose che mi fanno incazzare come venti iene.


ringrazia il cameriere
3 ago, '10
pranzo di lavoro, fra gente sconosciuta o che si conosce appena, si fa conversazione, o almeno ci si prova.
“e allora, tell, dove vai in vacanza?”
“in giappone” (la sventurata rispose)
“bellissimo! quanto vorrei andarci anch’io!” (avrei trovato qualcuno che avrebbe dato la medesima risposta anche se avessi sostituito giappone con gazzo bigarello, garantito)
“ma con chi vai?”
“da sola”
“ah, un viaggio organizzato!”
“no, vado da sola” (altrimenti avrei risposto un viaggio organizzato)
“caspita, quanto sei coraggiosa!” (un’eroina…)
“io non potrei mai!” (e chi ti ha detto niente)
“ah, quanto mi piacerebbe viaggiare da solo!” (sì, infatti pur di avere uno straccio di compagnia andresti al sacro monte di varese, in pullman, sosta al ristorante tipico e simpatica  dimostrazione di pentole)
“ma è il primo viaggio che fai da sola?”
“veramente no”
" ma fai scalo dove?"
"a zurigo"
"e basta?"
"beh, sì"
"ma sei sicura?"
"sì" (è una vacanza, non il tour degli aeroporti...)
"no, perché il giappone è lontano, cosa fanno, rifornimento in volo?"
"ma mica è l’australia!"
"però siamo lì; sei sicura che non fai altri scali? a me sembra strano"
"sono sicura" (sono sicura che cominciate a rompermi i coglioni)
"beh, sarà un viaggio di venti ore minimo"
"ma viaggi in quale classe?"
"economy"
"certi viaggi non si possono fare in economy, arrivi devastato!" (me li dai te 3.500 euro per il biglietto in business?)
sto per perdere la pazienza e pregare urbanamentegli astanti di farsi i cazzi loro, per fortuna a togliermi dagli impicci arriva il cameriere con la lista dei vini.

la pagella
28 lug, '10
vengo convocata dal mio capo e dal vice presidente con delega alle risorse umane per la mia valutazione annuale.
mi dicono che sono bravissima (testuale), ma che potrei fare molto di più ("la ragazza è intelligente ma non si impegna", mi sembra di essere tornata a scuola).
se volessi fare di più, a quest’ora sarei il capo del mondo.
se non faccio di più, evidentemente è perché non mi interessa diventarlo – ma questo a loro non posso dirlo.
una non è manco libera di dissipare i propri talenti come più le aggrada.

il vero affetto è dirimpetto
27 lug, '10
cena di matrimonio; la cinica lotteria dei posti assegnati mi fa capitare in un tavolo di perfetti sconosciuti (cinque uomini e una donna), e vabbè che io parlo anche con i muri ma metti che questi sono antipatici mi sparo in bocca.
invece per fortuna sono finita in mezzo a dei veri estroversi sciroccati, e abbiamo passato la serata a cazzeggiare, ridere, tazzare e strafogarci.
arrivato il momento di andare via, l’omone grande e grosso che era seduto proprio di fronte a me mi dice: “tell, è stato veramente un piacere averti tacchinato tutta la sera, avrei continuato volentieri ma purtroppo dobbiamo andare, riprenderò la prossima volta”.
"ci conto".
(come no).

piccoli equivoci
22 lug, '10
ero ferma al semaforo e ti ho visto che attraversavi la strada.
per un lunghissimo attimo ho pensato solo a tirare su la visiera del casco e urlare il tuo nome.
ti saresti voltato, mi avresti fatto uno dei tuoi soliti sorrisoni, “uè, tell!”, ci saremmo baciati, abbracciati, fatti le feste come i cani al parco.
poi mi sono resa conto che non potevi essere tu, e non solo perché quello che stava attraversando era più basso di te e teneva per mano una ragazza.
sono trascorsi più di tre mesi e non c’è giorno che non ti pensi. a volte con tenerezza, a volte con rabbia, sempre con tanti rimpianti.
il giorno in cui finalmente riuscirò a piangere per te come si deve mi deciderò a cancellare il tuo numero dal telefonino.
ma anche no.

come un colpo di cannone
19 lug, '10

“vado a vedere il barbiere di siviglia, l'opera più "tellurichesca" in assoluto. sarai della partita? fammi sapere”.
naturalmente ho accettato. perché un invito alla scala non si rifiuta mai, perché il barbiere è una delle mie opere preferite, perché conosco a memoria tutto il primo atto, ma soprattutto perché è vero che è l’opera più tellurichesca in assoluto.
e scusate se è poco.

salutami nip & tuck
14 lug, '10
"dammi retta: le iniezioni di acido ialuronico sono dan-no-sis-si-me, ti stroncano il fegato!", mi rivela m., un vero espertone.
"grazie della dritta, ma non è nei miei programmi".
"mai dire mai! e comunque adesso ci sono le supposte"
"le supposte de che?"
"di acido ialuronico!"
"cioè, come le supposte di tachipirina e invece sono di acido ialuronico?"
"sì. una mano santa. non danneggiano il fegato, te ne metti una e dopo dieci secondi.... traaaaaac!, hai la pelle del viso come quella del culo di un neonato. te lo dico io che l'ho provata"
"accidenti"
"l'unico inconveniente è che le supposte fanno effetto per tre ore e mezzo"
"e poi crolla tutto?"
"sì"
"e allora che fai?"
"amore: corri in bagno e te ne metti subito un'altra!"

organi prensili
9 lug, '10
a roma mano è sia singolare sia plurale.
 damme ‘na mano a faje di’ de sì, statte bono co’ ‘e mano, amore toccami le mano.
 le mani sono corrette, precise, ortodosse. fanno quello che devono fare, senza fronzoli e senza storie.
 le mano sono cialtrone, energiche, anarchiche, entusiaste, talvolta fastidiose; smucinano con impazienza, menano come fabbri, accarezzano con tenerezza, aggiustano qualunque cosa, non hanno paura di sporcarsi, te se mettono addosso, possono esse fero e possono esse piuma. 
non so perché, ma per me è così.

mi sono innamorata di uno stronzo
5 lug, '10
sabato vado ad una specie di festa, c’è un sacco di gente fra cui lui, un tedesco che parla perfettamente italiano e che incomincia a fare un po’ lo scemo; gli dico di smetterla, lui continua a fare lo scemo, gli mollo un ceffone, lui non fa una piega, mi guarda dritto negli occhi e mi dice “peccato che debba ripartire per berlino, sei una vera leader e mi piaci” e se ne va.
a quel punto già lo amo, mi rendo conto che non so nemmeno il suo nome e mi do della deficiente, “poteva essere l’uomo delle tue due prossime settimane e te lo sei fatto scappare così”, mi ripeto.
mi aggiro per la festa finché incontro un amico che mi dice ”ehi, ma lo sai cosa è successo? è arrivata la polizia e ha arrestato kurt, quello con cui stavi parlando prima! lo cercavano da una sacco di tempo, pare che sia responsabile della morte di non so quanti ebrei”.
mentre sono lì che vorrei prendermi a tortorate per essermi invaghita di un nazista dimmerda, squilla il telefono e mi sveglio.
questo è quello che succede a fare la pennica subito dopo avere letto un tot di pagine di le benevole e avere ascoltato la paranza.

scene da un matrimonio
29 giu, '10

“mi raccomando, non facciamo quelli che si mettono a piangere come i borghesucci di merda!”, dice v., tutto convinto.
“ma figurati se piangiamo!”, dico io, un pozzo di cinismo.
e infatti.
già quando sono arrivati gli sposi e li ho abbracciati ho avuto un cedimento, ma sono riuscita a riprendermi subito.
dopo, l’ufficiale di stato civile simil claudia schiffer che celebrava il matrimonio ha iniziato a fare il suo discorsetto di rito. e noi immaginavamo che fosse appunto di rito e durasse due secondi e fosse sbrigativo e pieno di banalità e frasi da baci perugina.
invece la simil claudia schiffer ha spiazzato tutti quanti con un discorso lungo e articolato, pronunciato fra i sorrisoni, fatto di parole appassionate e ragionevoli e allegre e lievi, sull’amore, la vita insieme, il ridere insieme, lo spazio che bisogna lasciare all’altro e ai piccoli no, und so weiter.
v. ha iniziato a piangere tre nanosecondi prima di me, ma solo perché è tanto sensibile.

parallelismi
23 giu, '10

all’esame di maturità avevo greco scritto, ed ero entrata in crisi già alla prima parola (un futuro irregolare e bastardo, mi pare; nel senso mi pare fosse un futuro irregolare, mentre sul bastardo ci metto la mano sul fuoco).
grande è stata quindi la mia soddisfazione quando oggi, a tot lustri di distanza, ho guardato la versione di greco che hanno dato quest’anno alla maturità e ho tradotto le prime cinque parole (una frase complicatissima, ne converrete tutti: “io infatti, o uomini ateniesi”) senza bisogno del vocabolario.
il greco antico è come andare in bicicletta: puoi non farlo per decenni e cinque secondi dopo che sei di nuovo in sella pedali che è una bellezza.

fosse figa
17 giu, '10

la prova costume si avvicina, in piscina hanno aperto le gabbie e il corso di acquagym si è affollato di nuove adepte.
ora, potrei anche essere disposta a sopravvolare su quelle che entrano in vasca truccate di tutto punto, o ingioiellate modello madonna di pompei; ma quella che si presenta con tanga verde pisello e reggiseno a triangolino bianco la prenderei a tortorate.

viva gli sposi
15 giu, '10
venerdì 25
dalle ore 21.00-open end
Welcome party @ xxxxx (abbigliamento informale)

sabato 26
ore 9.45
cerimonia @ xxxx (abito scuro) si raccomanda puntualità!!!
ore 11.00
brunch @ xxxx
ore 14.00
autobus
ore 15.00
imbarco motonave
ore 18.00
rientro

Per la serata sono previste per chi vuole due feste:
xxxx dalle ore 23
per chi vuole fare molto tardi
xxxx dalle ore 2


il 26 m. e f. si sposano.
questo qui sopra è quello che mi attende. sempre ammesso che me reggano la pompa e i tacchi dieci.


le regole
14 giu, '10
"sei extracomunitario? vòi veni' in italia? puoi veni' solo si ciai un lavoro.
sei extracomunitario ladro? vòi veni' a rubba'? stattene a casa tua, che vieni a rubba' in italia? semo pieni de ladri, qua, te ce metti pure tu..."

(tassinaro romano, il quale ha confessato che 'a lega nun je dispiace).

a egregie cose il forte animo accendono
10 giu, '10

a dare retta alle vecchie lapidi dei cimiteri (quelle che i congiunti dolenti posero) gli uomini sono tutti probi,i padri esemplari,i soldati eroici, le mogli devote, le zitelle fulgidi esempi di specchiata virtù, le doti preclare, insomma, dipinte in queste rive son dell'umana gente le magnifiche sorti e progressive.
in tutto ‘sto repertorio di luoghi comuni, spiccano i figli di tale luigia molteni nata de luigi, i quali ci hanno tenuto tanto a scrivere sulla lapide che la madre era di brillante intelligenza (nel 1856, quando alle donne venivano richiesti due neuroni, uno per respira’, uno per cammina’). e allora dico solo: chapeau.

accessori indispensabili
9 giu, '10
fra i miei pilastri formativi, un posto d’onore spetta alle fiabe sonore.
una delle mie preferite era “il tesoro dei fratelli”, tre fratelli partivano in cerca di fortuna e incontravano un omino dal quale ricevevano in regalo:
a) un tavolino di legno, bastava dire “tavolino, apparecchiati!” e quello si apparecchiava di tutto punto con ogni sorta di prelibatezze.
b) un asino, bastava dire “asino, starnuta!” e quello starnutiva monete d’oro.
c) un sacco con dentro un randello, bastava dire “randello, esci dal sacco!” e quello si metteva a menar mazzate tutt’intorno, salvo terminare quando gli si diceva “randello, rientra nel sacco!”.
inutile dire che i fratelli che avevano ricevuto in dono il tavolino e l’asino erano due perfetti idioti che si facevano gabbare dal primo pirla che passava, per fortuna il terzo fratello era un po’ più sveglio, grazie al randello recuperava tavolino e asino, se ne tornava a casa dagli altri due e vissero tutti felici e contenti.
che c’entra tutto questo? c’entra che, quaranta e rotti anni dopo, spesso mi ritrovo ad implorare accorata il tavolo della cucina, “tavolino, apparecchiati!”; oppure, quando controllo l’estratto conto e mi viene il mammatrone,  penso che l’asino che dispensa monete d’oro mi farebbe comodissimo.
quanto al randello, passerebbe più tempo fuori dal sacco che dentro.

signore si nasce
7 giu, '10
in coda alla cassa del super, dietro di me esplode la sciarra.
"ah, questo lei lo chiama fare la fila!", dice una ragazza ad un signore che sembra mastro lindo e che sta spingendo un carrello stracolmo.
"avevo lasciato le bottiglie dell'acqua, perché?"
"bravo, lei lascia le bottiglie e poi se ne va in giro a fare la spesa, ma le pare il modo?"
"uè, ciccia, stai calma. e comunque io da qui non mi muovo"
"ma dimmi te..."
a questo punto interviene una terza persona, una signora sui sessant'anni che non c'entra niente coi due contendenti e che si rivolge alla ragazza dicendole "ma insomma, quante storie, ha tenuto il posto in coda con le bottiglie dell'acqua, e allora?"
"lei si faccia i cazzi suoi!" esplode la ragazza.
e qui arriva la scena madre, lo sdegno della sessantenne: "lei! come si pemette! rivolgersi in questo modo alle persone! si vergogni! maleducata! troia! zoccola! vaffanculo! e sei pure brutta!"


commiati
3 giu, '10
ci siamo visti per l’ape al solito posto, mancavi solo tu. ce la siamo raccontata un po’, poi sono arrivate le birre e i calici di vino e non sapevamo bene cosa fare, finché a. ha preso in mano la situazione e col suo vocione ha detto “mi sembra doveroso dedicare questo brindisi a c.”
mi è venuta in mente quella volta di tanti anni fa, quando ti avevo detto “abbracciami e ubriacami di ironia e sensualità”; “lo farei volentieri, ma tengo l’ascella pezzata”, mi avevi risposto.
però poi mi avevi abbracciato lo stesso.
ho ripensato a te con l’ascella pezzata, sornione, ironico, spiritoso, divertente, un magnifico compagno di giochi e di cazzeggio. ma anche irrequieto, sregolato, sensibile, fragile.
e ti ho rivisto di notte, che ti alzi dal letto, scrivi quelle lettere e decidi di lasciarci ai nostri avrei potuto, avrei dovuto.
abbiamo brindato in silenzio, io con un magone che non finiva più, e gli altri pure.

idolo
17 mag, '10
sono convinta che fumare con stile sia più difficile che smettere di fumare.
tutti noi tabagisti un po’ guastardi sogniamo di maneggiare sigarette con la stessa nonchalance di bogart o la stessa carica seduttiva di rita hayworth, ma in realtà brandiamo le sigarette come armi improprie ed esaliamo il fumo dal naso o dalle orecchie, più simili a elliot il drago che a marlowe o a gilda.
è per questo che l’altro giorno, quando, fermo al semaforo accanto a me, ho visto uno che:
in scooter
con casco semi integrale
con cane collocato sul pianale
sotto la pioggia scrosciante
FUMAVA
volevo scendere dalla vespa e stringergli la mano per esternargli tutta la mia più incondizionata ammirazione.

letti e divani
15 mag, '10
viaggi per lavoro, e ti capita di tutto. ad esempio, una volta a siena ho dormito in un albergo dietro piazza del campo, in una stanza tutta affrescata, col letto a baldacchino, che mi aspettavo che arrivassero vitellozzo e gaddo a servirmi la colazione e guido e lapo a prendermi per incantamento.
ieri, in trasferta nel nordest, sono finita in un albergo che l'overlook hotel a confronto è la locanda di mamma orsa, e che ha l'ingresso contiguo e che quasi si confonde con quello di un mobilificio - provare per credere.
"signora, già che è qua può approfittarne per prendersi un paio di divani", mi ha detto il tassista.
eccerto, son qua apposta.

tolleranza zero
30 apr, '10
tu, donna dall’età indefinibile perché avevi il casco e non sono riuscita a guardarti bene in faccia ma che sicuramente sei vecchia dentro perché nel duemiladieci ancora porti le calze color carne – e voglio sperare che siano collant, e non calzerotti COT* - e il trenta aprile, con venti gradi alle otto di mattina, hai la copertina rimboccata giudiziosamente in grembo;
tu, che in precario equilibrio su un cinquantino dimmerda procedi tutta buttata a sinistra a dieci all’ora  e impedisci a quindici moto e motorini dietro di te di passare e a momenti vai pure a infrociarti contro un'automobile che per fortuna era guidata da uno più sveglio di te e ti ha evitato;
tu, dicevo, devi solo ringraziare che io non sia il capo del mondo, perché altrimenti ti avrei interdetta a vita dall’utilizzo di qualsivoglia ciclo e motociclo e le calze color carne te le avrei fatte ingoiare.
*contro ogni tentazione

l’arte della conversazione
25 apr, '10
frasi colte qua e là, un sabato mattina in corso buenos aires:

andrea, mi hai rotto il cazzo tu e la tua logica di merda! (uomo sui trentacinque a uomo sui trentacinque)

no, non riuscirai a farmi sentire in colpa, vogliamo parlare di tutte le volte che mi hai dato il bidone? e allora se vuoi sclerare come una donna, sclera come una donna! (uomo sui trenta, al telefonino col suo fidanzato)

papà, ma domani viene la nonna a pranzo da noi?
purtroppo, sì.

la madre de le sante
31 mar, '10
dialogo fra me e la collega e:
“al mio fidanzato piace carlà”
“miiii, quell’antipatica figadilegno?”
“la carlà è bella! non vorresti essere come lei?
“ma sei scema?”
“dài, se tu fossi come lei saresti come lei, e simpatica…”
“se devo essere una figadilegno allora vorrei essere linda evangelista; però, se proprio devo essere qualcun'altra, non vorrei essere figadilegno, non vorrei essere bella, non vorrei essere bona…”
“e allora cosa vorresti essere?”
“vorrei essere fregna !”

come gilda. preciso identico
30 mar, '10
a quanto pare adesso il burlesque tira di brutto, e ci sarebbe un altro stage, con un’altra panterona che (dicunt) celebra femminilità con ironia e fascino , ti insegna come sentirsi donna dalla testa ai piedi e già che c’è ti svela pure qualche segreto per divertirsi nell’intimità .
ecco, io mi immagino queste che quel giorno vanno a fare lo stage e poi la sera tornano a casa tutte iguane del materasso, donne dalla testa ai piedi, e si mettono a cantare al loro compagno (di una vita o della prossima mezz’oretta, non è fondamentale) "I don’t want you to be no slave I don’t want you to work all day but I want you to be true, and I just wanna make love to you... love to you…" e si producono in movenze irresistibili, e mi scappa da ridere.

num doce balanço, a caminho do mar
16 mar, '10
lo spogliatoio femminile della piscina è un fantastico osservatorio antropologico.
sostanzialmente, chi lo frequenta si divide in due macrocategorie: le pudiche e le sfrontate.
le pudiche, pur di svestirsi o rivestirsi senza esporre neanche mezzo centimetro quadro di epidermide, si sottopongono a contorsioni che se ci fosse lì il mascetti altro che rigatino.
le sfrontate, invece, espongono senza tante remore le proprie grazie per il tempo che serve.
recentemente, però, è stato avvistato un esemplare femminile per il quale si è dovuto istituire una categoria apposita: la tronfia.
completamente nuda eccezione fatta per un asciugamano avvolto in capo, modello mamie di via col vento, la tronfia, senza motivo apparente, passeggia in su e in giù per lo spogliatoio, ostentando fieramente la propria depilazione brasiliana.
manco ce l’avesse solo lei - e non parlo della brasiliana.

dove cade la goccia
10 mar, '10
entra nell’open space dove lavoriamo in dieci la collega a., seguita da un omino che ha in mano uno strano apparecchietto.
si piazzano davanti a un muro, l’omino ci passa sopra l’apparecchietto, appoggia l’orecchio alla parete e invita la collega a. a fare altrettanto, “lo sente? lo sente?”, “sì, lo sento”
nel giro di tre nanosecondi penso che:
- l’omino è uno dei ris del giambellino e ha appena trovato il cadavere di uno della banda della comasina morto sparato e poi murato lì dentro.
- l’omino è il profeta della setta degli adoratori delle strutture verticali che delimitano spazi contigui, ha scoperto che in quel muro si cela lo spirito del mattone supremo e intende trasformare il nostro ufficio in un luogo di culto.
- l’omino è un ghostbuster, l’ufficio è infestato da demoniache presenze e io lo dicevo.
- l’omino e la collega a. stanno seguendo un rituale new age per dimagrire, purificarsi e sbancare il superenalotto.
niente di tutto questo: “stiamo cercando la goccia!”, spiega la collega a.
“che goccia?”
“quella che sente lalaura”.
lalaura è una collega precisina che potrebbe avere indifferentemente 35 anni portati malissimo o 55 portati discretamente, che lavora al piano di sopra in un ufficio ovattato e silenzioso, dove si parla sommessamente, dove i telefoni non squillano ma bisbigliano e dove hanno messo il silenziatore perfino alle tastiere del mac.
“ma la sente solo lei o anche gli altri?”
“la sente solo lei… però in effetti se ci fai caso si sente. comunque lei dice che non riesce a concentrarsi”
“non sapevo che in quell’ufficio stessero lavorando alla cura contro il cancro!”
“ma chi è, giovanna d’arco?”
“ma la facesse finita, lei e la goccia!”
“ma scusa, se la goccia la sente lei al piano di sopra, perché venite a cercarla qui, al piano di sotto?” (superior stabat lupus, longeque inferior agnus ...)
“ma soprattutto: lalaura sente la goccia, si lamenta e voi chiamate subito il rabdomante?”
“non è il rabdomante, è l’idraulico; era venuto per la perdita al bagno del piano terra, già che c’era… comunque ‘sta goccia non si trova”.
“certo che in quest’ufficio ce ne fosse uno normale”.
“davvero”.
“cume sem cunsciaa…”.


consapevolezze
5 mar, '10
dalla newsletter della scuola di danza apprendo che ci sarà uno stage di burlesque, sotto la guida di una regina del settore dal nome carico di promesse e che, a giudicare dalle foto sul suo sito, trasuda femminilità e sensualità anche dal poplite.
presentarsi con guanti lunghi, autoreggenti, boa di piume (“ accessori indispensabili!”).
si sta lì un paio d’ore e si lavora sulla femminilità e sensualità che c’è in ognuna di noi .
sicuramente in origine la frase era che c’è in ognuna di noi, fatta eccezione per tellurica, poi la tastiera deve essersi mangiata la precisazione.

letti affollati
2 mar, '10
l’amica g è una generatrice di disordine alla massima potenza.
approfittando del fatto che suo marito è via per lavoro, ha colonizzato l’altra metà del letto, ricavandone una superficie di appoggio sulla quale accumulare vestiti, oggetti, libri, in un casino che mi riconforta – al mondo c’è qualcuno più disordinato di me.
“non so come fai a dormire con il letto così ingombro, io non potrei mai”, dice l’amica v inorridita.
"ma non dire cazzate, forse che tu non dormi con quell'ingombro di tuo marito?".

mi perplimo
1 mar, '10
si capisce che è venuto fin qui per vedere la partita di rugby, e che mischie e touche e sporche ultime mete erano il suo pane quotidiano fino a poco tempo fa.
è grande e grosso, irsuto e pieno di capelli, una montagna di uomo, un obelix formato ridotto, un maschio maschiale.
uno così, ti aspetteresti che vada in giro con un cinghiale tenuto per le setole, o con un facocero sotto l’ascella. e invece si porta in braccio un chihuaha, come l’ultima delle paris hilton.
non c'è più religione.


reazioni a catena
22 feb, '10
 
teoricamente sarebbero riunioni di lavoro, in realtà sono vere e proprie sedute di autoaiuto nel corso delle quali noi, poveri peones, cerchiamo la soluzione più conveniente e diplomatica per arginare le cazzate dei capi cialtroni che ci siamo ritrovati in sorte ed evitare gli stormi di uccelli paduli che ci gravitano intorno.
capita che durante l’ultima seduta, a margine ma manco tanto, venga definitivamente acclarato che un megadirigente incompetente sposato con prole abbia una relazione con una dirigente simplex, isterica e stronza, anch’ella sposata con prole.
capita poi che, avviandoci verso la metropolitana, ci si chieda come faccia l’isterica e stronza, ma piacente, a intrattenersi carnalmente con l’incompetente, “che poi dici, sì, non è simpatico, è un minus habens, è noioso, non ha nemmeno tutto questo potere, ma è tanto bono… e invece non è manco bono!” e la collega e. rincari la dose, "non sa nemmeno parlare!", e io "vabbè, quello non ha importanza, in certe circostanze non devi parlare, devi dare giusto quelle due comunicazioni di servizio e rantolare o gemere..." e una signora che passa accanto a noi si volti a guardarci e ridacchi, e la collega e. tutta imbarazzata concluda, tenendosi a debita distanza, "ecco cosa succede quando tu con il tuo tono di voce flautato commenti le cose con la consueta finezza".

festival
18 feb, '10
solo tre considerazioni:
1) la clerici al posto del vestito si era messa la cotta di maglia di riccardo cuordileone conservata al museo delle armature nella torre di londra
2) malika ayane con quei capelli sembra la sorella sfigata di giuni russo
3) irene fornaciari sembra il padre coi capelli puliti.


palinsesti
17 feb, '10
  senza telecomando va da sé che sia diventata più selettiva.
e quindi guardo molta meno televisione, e quindi ho capito quali sono i programmi dei quali proprio non riesco a fare a meno:
- un posto al sole (un classicone)
- un tg a caso, dipende dall'orario, basta che non sia targato mediaset
- passepartout (quando lo fanno)
- dottor house
- presa diretta (al primo minuto mi indigno, al secondo mi incazzo, al terzo se passasse uno e mi dicesse “tieni la mazza, andiamo a fare la rivoluzione” prendo e lo seguo di corsa)
- novantesimo minuto
- la domenica sportiva.

last but not least: gli spot in cui il mio capitano legge la rivista "aho’ 2.0" e parla in latino. pura poesia.

e se lo dice lui…
16 feb, '10

al telefono con l’amico f.
pronto, ciao, ti disturbo?
no, non mi disturba affatto. come va?
io BENISSIMO. tu?
abbastanza bene.
come, abbastanza bene? ti sei già stufata?
ma no. ho passato tutta domenica – la mia prima domenica libera, dopo che ho lavorato per 4 fine settimana di fila - a fare il ragù e le lasagne.
ma sei scema? dopo i quaranta non si cucina più per un uomo, gli si dice “bello, col cazzo che sto ancora qua a spignattare per te, mi porti a cena fuori e paghi pure!”.

rendi la tua officina una grande protagonista del novecento
5 feb, '10, 11:20 m.

porto la vespa a fare la revisione, mentre aspetto mi guardo intorno e noto, appesi alle pareti:
- serie di manifesti della ma***ti ma***li fra cui "motorino d'avviamento MT40" e "tergicristallo elettrico a manovellismo" (mi sono innamorata all’istante della parola manovellismo)
- serie di calendari con donne nude, fra cui uno di tuttotrasporti con topona con elmetto protettivo in testa e uno, con altra topona, de la rettifica milanese
- post it giallo con nome (luca qualcosa), numero di cellulare e commento: sbirro con i coglioni.
mancava solo un mutandari.

donne, motori e bradipi
4 feb, '10

nda: oggi ciò tempo solo per il copia&incolla, per cui mi riciccio questo carteggio email di due anni fa.

gentili signori, il 9 gennaio scorso la xxx di via zzz a milano ha ordinato una centralina di ricambio per la mia vespa (numero dell'ordine xxx; codice della centralina: xxx).
il 7 febbraio ho chiamato il numero verde ed è stata aperta una pratica di sollecito; in quell'occasione mi è stato detto di richiamare oggi per avere informazioni. oggi ho richiamato e l'operatore - molto gentile, fra l'altro - non è stato in grado di darmi nessuna informazione perché dal terminale non risultavano novità e l'etica dell'azienda non gli consente di dirmi che la centralina è in arrivo quando questo non risulta.
mi permetto di dire che l'etica dell'azienda dovrebbe impedire a me di aspettare un mese per avere una centralina di ricambio, considerando che uso quotidianamente la vespa per spostarmi. vorrei inoltre sapere
1) quando arriverà la centralina e quindi quando potrò riavere la mia vespa funzionante,
2) se il trasporto da pontedera a milano viene effettuato da corrieri a cavallo o da bradipi appositamente addestrati
3) se per caso la centralina viene forgiata a mano - da altri bradipi.
Tellurica

Gentile Sig.ra Tellurica,
la ringraziamo per averci contattato. La informiamo che ci siamo attivati affinché il materiale necessario al ripristino del suo veicolo sia disponibile tempestivamente presso il concessionario. La invitiamo quindi a rimanere in contatto con lo stesso per gli sviluppi della sua richiesta.
Rimaniamo a sua disposizione per qualsiasi chiarimento.
La salutiamo cordialmente.
Servizio Clienti on line

tanta fatica per niente
3 feb, '10
“hai delle bellissime creste iliache”.
detto con ammirazione, proprio. grazie, ma di fronte a tutto ‘sto ben di dio e a ‘sto tripudio di gnocchitudine tu ti soffermi sulle creste iliache? ma cosa mi sdereno di acquagym a fare, allora?

consapevolezze
1 feb, '10
col telecomando rotto non solo non posso più consultare appena sveglia televideo per sapere se tokyo chiude contrastata, ma sono anche costretta a scegliere un programma – il meno peggio – e starci fissa finché non mi stufo e tanto vale spegnere.
è con questa disposizione d’animo che l’altra sera mi sono incantata a vedere isabella rossellini da faziostrazio. non seguivo neanche cosa stesse dicendo, guardavo ipnotizzata lei e quel suo viso luminoso e levigato, senza manco una ruga, senza l’ombra di una zampa non dico di gallina ma almeno di pulcino (come direbbe l’amica t), che poi lo so che lei si fa e strafà di botox e chissà quali altre pozioni magiche alle quali io razionalmente sarei contraria perché giammai, avoja a fa’ la persempregggiòvane, le rughe sono la mappa geografica della tua vita e guarda claudia cardinale come è bella e vera, però stavo a rosica’ e ho capito che il giorno in cui mi vedrò tre rughe mi prenderà il mammatrone.

Pausa caffè
29 gen, '10
al bar
la collega e (non fumatrice): fumare è inutile
la collega s (fumatrice): allora anche la ceretta è inutile!
io (fumatrice): la ceretta è una sovrastruttura.
la collega m (non fumatrice): questa me la segno.

occasiono perdute
28 gen, '10
vado in libreria perché voglio comprare il libro di pippi calzelunghe per regalarlo alla figlia di una mia amica.
il tipo alla cassa è molto carino, mi sorride, inizia a canticchiare “ecco sono qui pippi calzelunghe così mi chiamo, credo proprio che una come me non c'è stata mai”, si interrompe e mi lancia uno sguardo di sfida; decido che è talmente carino che posso anche farci un po' la stupida e vado avanti a cantare, “ogni volta che 
devo far qualcosa combino guai,
 ma alla fine poi
 vedo che son tutti amici miei…" e ci mettiamo a ridere.
se non ci fosse stata la fila dietro di me probabilmente ci saremmo messi a discutere di pillole cunegunde o del metodo di pippi per lavare i pavimenti, e magari avrei pure rimediato un invito a cena.

tecnologia userfriendly
27 gen, '10
“vorrei un telecomando per il televisore, il mio si è rotto”
“ne abbiamo tantissimi”
“ne vorrei uno a prova di idiota”
“signora, non mi permetterei mai”
“no, si permetta eccome. vorrei qualcosa che non ci sia bisogno di essere un tecnico della nasa per utilizzarlo”
“abbiamo questo”
“ma è a prova di idiota?”
“è il più semplice che abbiamo”
“perfetto”
“vuole questo o un telecomando che serva anche per l’hi fi, il dvd, ecc?”
“senta, io sono per la diversificazione degli incarichi: il telecomando per il televisore deve telecomandare solo il televisore, non mi complichi la vita”
“allora va bene quello lì”
naturalmente non sono riuscita a programmarlo, e mi tocca accendere e spegnere la tv a mano. i casi sono due: o mi hanno venduto con dolo un telecomando sofisticatissimo, oppure devo aspettare che esca la release 5.7, a prova di cerebroleso.

sono rimasti solo quelli
26 gen, '10
"coi 20enni mi sembrerebbe incesto, i 30enni so' tutti bamboccioni, i 40enni se stanno a divorzia' o a separa' o entrano in crisi, i 50enni stanno in andropausa e vogliono solo le 20enni... poi mia sorella mi viene a chiedere perché mi sono trovata un fidanzato over 60!"
l'amica e.


c’è bisogno di ripetizioni
25 gen, '10
"Manca il termometro. Chi non l'avesse restituito è pregato di farlo per favore... Ora chi l'ha bisogno resta senza".
(comunicazione scritta dell’office manager)
fra le millemila cose che riescono a mandarmi in bestia, la riottosità dei milanesi nel capire che avere bisogno non regge l’accusativo è una di quelle che mi fa venire voglia di afferrare la prima katana di hattori hanzo che c'è in giro e fare una strage.

pene d’amore
23 gen, '10
L’amica t, l’amico c ed io accorriamo al capezzale della zia (aka amico a), che versa in un penoso stato di prostrazione, un po’ perché è senza lavoro, ma soprattutto perché è stato appena mollato con un sms dal suo fidanzato.
come stai?
sto sotto un treno a vapore
mi raccomando a vapore
e chi sei, anna karenina?
ti manca la veletta, per non parlare delle tette
ma puoi stare così per un uomo tanto meschino e inutile, uno che ti ha lasciato con un sms?
infatti, stiamo ancora a parlarne? va dimenticato in tre secondi
è come quando berger lascia carrie con un post it
è vero!!!
ma è peggio il post it o l’sms?
bel dilemma, ma non divaghiamo
giusto
soffro
zia, mò te lo dico: era brutto
avoja!
quanti anni ciaveva meno di te, una decina?
portati malissimo!
e poi era antipatico
spocchioso
soffro
con quell’aria da maestrino, sapeva tutto lui!
ma se non sapeva un cazzo, ché a trivial lo abbiamo sempre massacrato!
mammone
bamboccione
soffro
zia, ma poi parliamoci chiaro: è di isernia!
puoi stare così, ridotto a una pezza, per uno di isernia?
inconcepibile
inammissibile
ma isernia, ‘ndo’ sta?

abitanti di isernia, niente di personale; è che, come certo saprete anche voi, per lenire il mal d’amore vale tutto.

manco i sedicenni
21 gen, '10
anni e anni e anni fa, una volta che avevamo la stupidera abbiamo trascorso tutta la sera a consultare l’oracolo dell’amore, così, per cazzeggiare, per vedere se la figa ma psicopatica conosciuta all’ape o il collega belloccio ma pirla o george o nicole ci amavano (per la cronaca: george mi amava, ebbene sì. la canalis deve solo ringraziare che non mi sia fatta avanti, altrimenti a quest’ora faceva la badante di alvaro vitali).
sono passati gli anni e dell’oracolo dell’amore ci siamo dimenticati.
finché dalla settimana scorsa ci è preso a tutti e due un altro tipo di stupidera e le nostre email o conversazioni hanno un unico argomento: hai fatto l’oracolo dell’amore? lo farai? pensi che dovrei farlo? vorrei, ma non oso. no, niente oracolo per me. forse la settimana prossima. forse domani. forse fra cinque minuti.
94 anni in due buttati al vento.

In mezzo a una strada
18 gen, '10
"tu qui dentro sei sprecata", mi dice il capo. "tu dovevi fare l'attrice comica, altro che la littizzetto!"
il 31 gennaio scade il mio contratto. non è che niente niente mi stava lanciando qualche messaggio subliminale?

Posta del cuore
13 gen, '10
sono andata a uno speed date
ossantocielo!
perché fai quella faccia? dovresti venirci pure tu, una volta
no, grazie
comunque: ci ho conosciuto uno. carino, simpatico, interessante. stiamo uscendo insieme
a-ha
siamo andati al cinema, a un po’ di concerti e mostre
tutto bene, allora
sì, sì. però senti, vorrei un tuo parere, da donna a donna.
dimmi
ecco, è un po’ che ci frequentiamo, l’ho anche invitato a cena a casa mia un paio di volte, ma ancora non è successo niente. cioè, grandi baci ecc, ma sesso… zero.
ah. ma è uno normale?
sì, sì, normalissimo.
e tu non hai fatto nessuna mossa?
beh, sì…
e lui niente.
già. però ne abbiamo parlato. dice che lui non è come gli altri, che gli piace fare le cose con calma, che prima di passare al sesso vuole conoscere bene l’altra persona
ma chi è, il giovane werther?
uffa, non fare così.
non faccio così, dico solo che, fra cinemini, mostre e cene, di tempo per conoscerti ne ha avuto. o no?
sì, comunque ha detto che non mi devo preoccupare
cioè? che prima o poi gli passa e ti sdraia come si deve?
no, ha detto che fra tre o quattro volte lo faremo.
addirittura! se l’è segnato sull’agenda?
beh, secondo te che devo fare?
vederlo tre o quattro volte, e se alla terza o quarta volta non succede ancora niente lasciarlo perdere.
ah, ok. grazie.
ma figurati, son qua apposta.

in realtà avrei voluto dirle di mandarlo a cacare di corsa, ma non era questo quello che lei voleva sentirsi dire.

stiamo calmi
12 gen, '10
ore otto e quarantacinque del mattino, una vietta tranquilla e silenziosa, una voce stentorea che arriva da chissà quale finestra e sembra un crescendo rossiniano, “mi fai schifo, hai capito? sei una troia di merda, una troia di merda!”.
ma questo, se sta così adesso, a stasera come ci arriva?
se ci arriva.

fratelli siamesi
11 gen, '10
ci sono questi due omoni giganteschi, biondi, fisico da lanciatore di disco dimagrito, panze debordanti dai costumi da bagno, blu, a calzoncino, uguali. si somigliano, magari  sono fratelli, però non ci giurerei.
non li ho mai sentiti parlare, sono tipi silenziosi, o forse quando parlano io sono distratta, però secondo me sono belgi, o olandesi, anche se in fondo mi piace pensare che siano russi, non so perché.
si piazzano in piscina o in spiaggia, preferibilmente in piscina perché lì ci sono i tavolinetti bassi su cui appoggiare le cose e i tavolinetti servono alla bisogna; affiancano due lettini, mettono in mezzo il tavolinetto, sopra il tavolinetto la scacchiera del backgammon e tanti saluti a quello che li circonda. si siedono ognuno sul proprio lettino, in quella posa che è una via di mezzo fra la statua del pensatore e uno che ha appena preso quintalate di dolce euchessina e si aprono le danze.
giocano a backgammon da veri addannati, in silenzio, concentratissimi; quando il sole picchia si coprono le spalle e le schiene lesse con un asciugamano, non smettono un attimo. una volta uno dei due ha dato segni di cedimento, l'ho visto fare un gesto con la mano aperta come per dire "basta", però dopo dieci minuti hanno ripreso imperterriti.
forse si allenano per i campionati mondiali, forse sono in lizza per la partita più lunga della storia, forse si stanno giocando la casa, o una donna, o l'onore, o un amarone.
mi sembrano quei fratelli siamesi, ce ne sono alcuni uniti per la testa o per il fianco, loro sono uniti dalla scacchiera del backgammon, è lì in mezzo a loro anche quando camminano per andare a cena.

estote parati
5 gen, '10
el gran milàn ha deciso di dimostrare che qui non si sta a pettina' le bambole e che l'efficienza meneghina è pur sempre l'efficienza meneghina.
e quindi avvisi alla popolazione di tormente di neve in arrivo, previsioni di scenari apocalittici con piazza duomo trasformata in una steppa sconfinata a quaranta sotto zero se ne infischiano del gelo i cosacchi dello zar, probabili avvistamenti di orsi bianchi e sistematico e copioso spargimento di sale per tutte le strade cittadine.
è andata a finire che sono venuti giù due fiocchetti striminziti ieri mattina.
in compenso sembra di camminare per le saline di mozia, o sulle rive del mar morto.

bagaglio leggero
4 gen, '10
a firenze salgono questi due, sui 25/28 anni, lei biondina slavata con la s sibilante tipica delle nuove milanesi, lui spilungone azzerbinato, evidentemente servo della gleba, che si trascinano una valigia armadio che non sta da nessuna parte, anche perché il treno è pieno zeppo e tutti hanno stipato i loro bagagli che manco un mago della cubatura.
“certo, se poi ci sono le teste di cazzo che usano gli spazi fra i sedili per mètterci gli zainètti….”, commenta la biondina, guadagnandosi subito il titolo di miss simpatia & finezza.
interviene allora la ragazzetta tranquilla che è seduta di fronte a me: “lo zainetto è mio, per me non c’è nessun problema se vuoi toglierlo e tenertelo in grembo fino a milano”.
 “vai che parte la sciarra”, penso tra me e me.
e infatti.
la biondina e lo spilungone cominciano a inveire, in un turbinio di s sibilanti e parolacce, contro la maleducazione di certa gente (!) e contro il complotto planetario che impedisce loro di sistemare la valigia armadio, la ragazzetta tranquilla permane nel suo stato di tranquillità e riprende a leggere, lasciando i due a inveire e sibilare da soli.
“adesso mi avete rotto i coglioni!”, tuona a un certo punto la distinta signora seduta accanto a me. “è mezz’ora che urlate e vi lamentate, rassegnatevi: la vostra valigia qui non ci sta. la prossima volta portatevene una più piccola oppure salite a roma, ora finitela”.
lo spilungone si avvia mestamente a portare la valigia armadio vicino ai bagni, la biondina si acquieta e telefona ad un’amica, “come va? sì, qui tutto béne”.

ho perso le parole
2 gen, '10
Il londinese mi fa una domanda, rispondo “non so”.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRGGGGGGGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHHH”
un urlo di orrore e raccapriccio squarcia l’aria.
“che ho detto?”
“non è quello che hai detto, è COME lo hai detto”
“???”
“hai detto non so. una volta avresti detto non zo. vivere in quella città te sta a rovina’! mi consenta!”.

le parole giuste al momento giusto
1 gen, '10
da quaranta minuti siamo in sei in un negozio per aiutare il bostoniano a scegliere una borsa da regalare alla sua fidanzata – rimasta a boston.
“che ne dite di quella?”, “non se la metterebbe manco mi’ nonna!”, “prendi questa rossa”, “rossa?”, “il rosso va su tutto!”, “il rosso è a rischio, se poi non le piace?”, “a quale donna degna di questo nome non piace il rosso?”, “a me veramente piace questa grigia”, “il grigio è da vecchie!”, “non vorrai prenderle il pitonato?!?”, evvai così.
finalmente sembriamo avere scelto all’unanimità una borsa nera, quando il londinese, che fino a quel momento si è fatto i fatti suoi, dice la sua: “certo che ‘sta borsa nera però è troppo seria…”.
alt, fermi tutti. il bostoniano sembra voler riconsiderare il tutto e ripartire da zero, la commessa è sgomenta ma dissimula, io decido che ne ho abbastanza e che ‘sta fidanzata mi sta sul cazzo anche se non l’ho mai vista, per cui chissenefrega se la borsa è troppo seria, troppo grande, troppo a rischio, troppo borsa, troppo tutto, tanto se la deve mettere lei e non io, l’importante è uscire dal negozio entro due minuti con una cazzo di borsa qualsiasi, per cui dico una frase qualunque, questa:
“potrebbe sembrare troppo seria, ma il manico fatto così la sdrammatizza”.
silenzio.
cinque teste si voltano verso di me, ammirate. “è vero, hai proprio ragione: il manico fatto così la sdrammatizza”, dicono in coro, “la prendo”, decide il bostoniano.
la commessa mi rivolge un sorrisone di ringraziamento grande come un casa.

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